Delegare o sbolognare?

Un mio amico (che riderà leggendo questo post) ha vissuto di recente una di quelle “sberle professionali” che non dimentichi facilmente.

Si era affidato a una società esterna per tutta la gestione della contabilità: fatturazione, riscossione pagamenti… insomma, roba delicata. Certo, non lo facevano gratis ma, come direbbero quelli di Mastercard, la tranquillità non ha prezzo.

Peccato che, qualche giorno fa, ha scoperto l’amara verità: molti lavori non erano stati fatturati e quelli fatturati molto spesso non venivano pagati.

Perché? Semplice: nessuno si preoccupava di sollecitare i clienti più “smemorati”.

Ecco, questa storia è l’esempio perfetto di cosa succede quando sbologni invece di delegare davvero.

Delegare, quella vera, non significa “ci pensa qualcun altro, ciao!”, ma richiede una strategia precisa fatta di 5 passaggi, e il controllo è un fattore fondamentale in ciascuno di questi.

Nel caso del mio amico, sarebbe bastato fare una verifica mensile per accorgersi che qualcosa non stava funzionando. Una telefonata, una mail, un “fammi vedere come siamo messi” e avrebbe subito capito che era ora di correggere la rotta (o di cercare un nuovo fornitore).

E qui casca l’asino. Questo errore è comunissimo, sia con i collaboratori interni che con i fornitori esterni. Ci illudiamo di aver finalmente trovato qualcuno che si prenderà tutto sulle spalle, e noi? Be’, noi ce ne laviamo le mani.

Errore clamoroso.

La delega di responsabilità è l’ultimo passo di un processo, non il primo. Se pensi di saltare direttamente lì, preparati a fare i conti con le brutte sorprese. E se non ci credi, chiedi al mio amico… che ha imparato la lezione sulla sua pelle…