Cotzata #16: La solitudine dell’imprenditore
Dobbiamo ammetterlo. Veniamo da un periodo storico in cui il Vero Imprenditore era quello che entrava in competizione con tutti, soprattutto se i concorrenti erano dello stesso paese, un famigliare o un ex dipendente. Il Vero Imprenditore viveva in azienda, fine settimana compreso, e si assentava a malincuore solo perché costretto dalla famiglia a fare qualche giorno di vacanza. L’impresa all’epoca dava soddisfazioni economiche, non solo incazzature.
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Così pian piano ci si abituò al “tutti contro tutti“, facendo a gara su chi aveva il capannone più grande o il fatturato più alto. Lo si faceva ormai più per l’orgoglio che per i soldi: il Vero Imprenditore i numeri li conosceva a stento, quella era roba da commercialista o da responsabile amministrativa. Perché il Vero Imprenditore godeva solo nel passare il suo tempo in produzione, e qualche volta nell’andare dai clienti principali.
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Poi il mondo sembrò cambiare all’improvviso. I fatturati crollarono, le banche chiusero i rubinetti ed i clienti, anche quelli buoni, smisero di pagare. E se prima il Vero Imprenditore amava stare tutto solo nella sua torre d’avorio, adesso cominciò ad avvertire il peso di quella solitudine. Gli stessi collaboratori sembravano godere delle sue difficoltà, per non parlare dei concorrenti, disposti a vendere sotto costo pur di metterlo in difficoltà.
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A questo punto qualcuno cominciò a pensare che tutta quella lotta solitaria era stata inutile, se non addirittura dannosa. Tutta una vita dedicata al lavoro, per poi ritrovarsi con una famiglia spesso disastrata, con figli schifati alla sola idea di fare la sua stessa vita, oppure in cerca di soddisfazioni personali. Anche gli amici erano rimasti pochi, dal momento che per lungo tempo li aveva trascurati. Si ritrovava solo con molti rimpianti.
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