Cotzata #7: Vendere se stessi

Chi di noi, frequentando uno dei tanti corsi vendite o leggendo un qualche libro per commerciali, non ha sentito questa frase: “Bisogna vendere come prima cosa se stessi!“.

A prima vista un suggerimento simile potrebbe sembrare un ottimo consiglio di self-marketing, ma ad un’analisi più attenta ci si accorge presto di cosa è implicito in quelle parole: la nostra Persona deve essere messa in vendita.

Se questo messaggio lo applicassimo infatti alla più banale mercificazione del corpo, la morale comune ci porterebbe a pensare che tale pratica è eticamente sbagliata.

 

Vendere il proprio corpo rappresenta il punto più basso per chi ambisce ad ottenere benefici senza grandi sforzi, oppure l’ultima delle soluzioni per chi non può far altro per sopravvivere. Di certo questa frase intesa come suggerimento a vendere il proprio corpo farebbe scandalo e verrebbe rifiutata da molti.

Eppure, il “vendi te stesso” inteso come mercificazione del proprio “essere” invece che del proprio corpo, non viene visto come svilente, ma addirittura consigliato e apprezzato.

Come se la nostra anima valesse meno del corpo. Come se prostituirsi, senza però concedere il proprio fisico, rappresentasse un’attività più “nobile”.

 

Per fatturare di più un imprenditore potrebbe infatti mettere da parte la propria Identità e i propri Valori per venire incontro a proposte eticamente dubbie di clienti o fornitori. Allo stesso modo un venditore potrebbe presentarsi in modo esageratamente amichevole per aggirare le difese e ottenere maggiori commissioni.

Ovviamente la nostra mente trova ottime risposte a tutto questo, affermando che non si tratta di reale prostituzione, poiché il “vendersi”, in questo caso, viene inteso come la capacità di “creare feelingaffinitàintesa o di “chiudere un occhio per tenersi buono un cliente/fornitore”.

 

In entrambi i casi, per quanto possiamo trarne dei benefici concreti, il prezzo da pagare è più salato di quello che può apparire nell’immediato: esso consiste nello svilimento graduale del nostro “essere” e nella rinuncia sistematica alla nostra realizzazione come persone.

Il “vendere se stessi” è il simbolo evidente di una legittimazione del “successo ad ogni costo“, che vede come persone degne di stima quelle “vincenti“, senza preoccuparsi troppo di come lo diventano. È lo slogan perfetto per chi pensa che il fine giustifichi i mezzi, dietro ad un’etica ipocrita che condanna il ladro di mele o la prostituta di strada e che glorifica i veri professionisti del furto e i venditori della propria dignità.

 

L’essere imprenditori sovversivi significa rifiutare questa logica e non voler barattare per nulla al mondo la propria Identità, il proprio Scopo e i propri Valori per “trenta denari”, nonostante possano far gola in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo.

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